la Maestra delle mille lire
Nel 1990, quando con mille lire non si comprava quasi più niente, comparve la prima (ed unica) banconota italiana dedicata ad una donna: Maria Montessori. Questo biglietto, diffuso in ben otto emissioni, dal 1990 al 1998, per circa due miliardi di pezzi, ha girato tra le nostre mani fino all'arrivo dell'euro, nel 2002. Se pur un po’ sgualcito e scolorito, lo sguardo di Maria Montessori ci ha accompagnato per tutto questo tempo. Ma chi fu per davvero questa “Montessori”?
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Una “robusta mente di scienziato”
Primo tra tutti Maria Montessori fu una “robusta mente di scienziato” che, con la sua forte curiosità e determinatezza, volle percorrere la via, oltremodo impervia a quei tempi, della formazione scientifica, che dopo gli studi superiori sfociò nella decisione di iscriversi alla Facoltà di Medicina di Roma. È chiaro che per la studiosa di medicina prima e per la pedagogista poi, la scienza non doveva limitarsi ad individuare i problemi, ma impegnarsi a risolverli. Quindi la figura del medico, che Montessori considera come «sacerdote dell’umanità», indicando con questa definizione l’amore e l’impegno che lega lo scienziato al suo lavoro, poteva rappresentare la realizzazione di aspirazioni che con il tempo si andavano chiarendo. Nonostante gli ostacoli di un ambiente esclusivamente maschile, nel 1896, Maria si laureò con una tesi sperimentale in psichiatria, diventando una delle prime donne-medico in Italia. Il conseguimento della laurea da un lato rappresentò la realizzazione di un progetto al quale Montessori si era dedicata con impegno, affrontando ostacoli culturali,sociali e difficoltà personali, dall’altro costituì anche l’inizio del suo inserimento nella comunità medico-scientifica del tempo e di un nuovo periodo di lavoro, approfondimento e ricerca. Negli anni che seguirono la laurea in medicina fino al 1909, Maria Montessori fu coinvolta in un’attività febbrile, instancabile, ricca di frequentazioni, studi ed interessi.
La ricca esperienza che la pedagogista marchigiana venne accumulando rappresenta, da una parte la progressiva, se pur indiretta, fase di preparazione verso l’esperimento della Casa dei Bambini e, dall’altra, la base scientifica su cui poggerà Il metodo della pedagogia scientifica (1909).
Primo tra tutti Maria Montessori fu una “robusta mente di scienziato” che, con la sua forte curiosità e determinatezza, volle percorrere la via, oltremodo impervia a quei tempi, della formazione scientifica, che dopo gli studi superiori sfociò nella decisione di iscriversi alla Facoltà di Medicina di Roma. È chiaro che per la studiosa di medicina prima e per la pedagogista poi, la scienza non doveva limitarsi ad individuare i problemi, ma impegnarsi a risolverli. Quindi la figura del medico, che Montessori considera come «sacerdote dell’umanità», indicando con questa definizione l’amore e l’impegno che lega lo scienziato al suo lavoro, poteva rappresentare la realizzazione di aspirazioni che con il tempo si andavano chiarendo. Nonostante gli ostacoli di un ambiente esclusivamente maschile, nel 1896, Maria si laureò con una tesi sperimentale in psichiatria, diventando una delle prime donne-medico in Italia. Il conseguimento della laurea da un lato rappresentò la realizzazione di un progetto al quale Montessori si era dedicata con impegno, affrontando ostacoli culturali,sociali e difficoltà personali, dall’altro costituì anche l’inizio del suo inserimento nella comunità medico-scientifica del tempo e di un nuovo periodo di lavoro, approfondimento e ricerca. Negli anni che seguirono la laurea in medicina fino al 1909, Maria Montessori fu coinvolta in un’attività febbrile, instancabile, ricca di frequentazioni, studi ed interessi.
La ricca esperienza che la pedagogista marchigiana venne accumulando rappresenta, da una parte la progressiva, se pur indiretta, fase di preparazione verso l’esperimento della Casa dei Bambini e, dall’altra, la base scientifica su cui poggerà Il metodo della pedagogia scientifica (1909).
Una dottoressa
Spesso, parlando di Montessori, si associa un interesse per i bambini portatori di handicap. Il fraintendimento ricade, al tempo stesso, sul metodo, il quale viene spesso finalizzato a situazioni di disturbo fisico-mentali e deficit intellettivi.
Se Maria Montessori, infatti, iniziò a lavorare nella situazione tragica dei bambini con handicap, chiamati allora “oligofrenici”, l’elaborazione del metodo, se pur fondato anche sulla formazione psichiatrica, nacque in seguito con l'esperienza a San Lorenzo, che vedremo in dettaglio nel prossimo capitolo. È indubbio che il lavoro della dottoressa Montessori con il gruppo di giovani psichiatri – Sante De Sanctis, Giuseppe Montesano e Clodomiro Bonfigli – al fine di risollevare l'interesse nazionale intorno al problema dell’handicap, fu determinante per la sua formazione.
Gli interessi personali e l’ambiente di studio condussero Montessori ad intraprendere la strada della ricerca scientifica in un ambito ancora da esplorare.
Questo studio pionieristico sui bambini deficienti, diede i suoi frutti all’inizio del secolo quando Montessori propose la sua “classificazione dei frenastenici”, da cui traeva indicazioni pratiche volte al recupero di capacità individuali alterate.
Divenuta oramai una scienziata aveva abbracciato il lavoro di ricercatrice in un mondo accademico in cui decisamente rare erano le donne impegnate nel lavoro scientifico. Lavoro che la condusse a viaggiare per l’Europa al fine di approfondire la conoscenza dell’opera dei medici francesi: Jean Marc Itard (che a fine Settecento aveva tentato di rieducare il bambino “selvaggio”, di circa nove anni, trovato nelle montagne dell'Aveyron) e Eduard Séguin (1812 – 1880, impegnato con i ragazzi “idioti”), visitando le istituzioni educative sia inglesi, sia francesi, dove erano applicati i loro metodi.
È proprio da questi studi che Montessori intuì quella che sarebbe diventata la via maestra del metodo della pedagogia scientifica: l'educazione dei sensi come potenziamento delle capacità mentali.
Spesso, parlando di Montessori, si associa un interesse per i bambini portatori di handicap. Il fraintendimento ricade, al tempo stesso, sul metodo, il quale viene spesso finalizzato a situazioni di disturbo fisico-mentali e deficit intellettivi.
Se Maria Montessori, infatti, iniziò a lavorare nella situazione tragica dei bambini con handicap, chiamati allora “oligofrenici”, l’elaborazione del metodo, se pur fondato anche sulla formazione psichiatrica, nacque in seguito con l'esperienza a San Lorenzo, che vedremo in dettaglio nel prossimo capitolo. È indubbio che il lavoro della dottoressa Montessori con il gruppo di giovani psichiatri – Sante De Sanctis, Giuseppe Montesano e Clodomiro Bonfigli – al fine di risollevare l'interesse nazionale intorno al problema dell’handicap, fu determinante per la sua formazione.
Gli interessi personali e l’ambiente di studio condussero Montessori ad intraprendere la strada della ricerca scientifica in un ambito ancora da esplorare.
Questo studio pionieristico sui bambini deficienti, diede i suoi frutti all’inizio del secolo quando Montessori propose la sua “classificazione dei frenastenici”, da cui traeva indicazioni pratiche volte al recupero di capacità individuali alterate.
Divenuta oramai una scienziata aveva abbracciato il lavoro di ricercatrice in un mondo accademico in cui decisamente rare erano le donne impegnate nel lavoro scientifico. Lavoro che la condusse a viaggiare per l’Europa al fine di approfondire la conoscenza dell’opera dei medici francesi: Jean Marc Itard (che a fine Settecento aveva tentato di rieducare il bambino “selvaggio”, di circa nove anni, trovato nelle montagne dell'Aveyron) e Eduard Séguin (1812 – 1880, impegnato con i ragazzi “idioti”), visitando le istituzioni educative sia inglesi, sia francesi, dove erano applicati i loro metodi.
È proprio da questi studi che Montessori intuì quella che sarebbe diventata la via maestra del metodo della pedagogia scientifica: l'educazione dei sensi come potenziamento delle capacità mentali.
Una maestra
Si narra come, quasi per caso nel quartiere di San Lorenzo di Roma, sia nata la prima "Casa dei Bambini" (1907) e come i risultati furono sorprendenti più ancora per Montessori stessa che per gli altri. Ella dice che si preparava a fare il contadino nel seminare i germi che chissà se e quando sarebbero germogliati e, invece, appena mosso il terreno aveva trovato l’oro.
È proprio in questo periodo che Montessori diventa maestra in senso montessoriano: non si mette a fare l'insegnante, interviene il meno possibile ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere da soli e che si concentrano su ciò che fanno. Nessuno li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere di rimettere a posto le cose, adorano le attività pratiche come lavare, spazzare, apparecchiare le tavole per il pranzo, ma anche fare esperienze sensoriali. E' l'inizio di un nuovo percorso. La Casa dei Bambini attirerà educatori da tutto il mondo interessati alla scoperta di capacità infantili dai 2 ai 6 anni, fino ad allora ignorate.
Nel giro di pochi anni, Montessori lascia la professione di medico e comincia il lavoro di formazione degli adulti: perché i bambini mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia ai piccoli e di preparare un ambiente non di lusso, ma ricco di oggetti significativi, rispondenti alle età e alle abilità progressive dei bambini.
La nuova proposta educativa comincia a diffondersi a Roma, a Milano in scuole dei quartieri operai ma anche nelle case borghesi, e così all'estero: Olanda, Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, Spagna, Russia, negli Stati Uniti dopo il 1915, più tardi in Sud America e in Asia. Ovunque, questa modalità educativa, che rinunzia ad esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura spazi di libertà accuratamente organizzati, produce gli stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si svegliano, rivelano comportamenti sociali inaspettati.
Si narra come, quasi per caso nel quartiere di San Lorenzo di Roma, sia nata la prima "Casa dei Bambini" (1907) e come i risultati furono sorprendenti più ancora per Montessori stessa che per gli altri. Ella dice che si preparava a fare il contadino nel seminare i germi che chissà se e quando sarebbero germogliati e, invece, appena mosso il terreno aveva trovato l’oro.
È proprio in questo periodo che Montessori diventa maestra in senso montessoriano: non si mette a fare l'insegnante, interviene il meno possibile ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere da soli e che si concentrano su ciò che fanno. Nessuno li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere di rimettere a posto le cose, adorano le attività pratiche come lavare, spazzare, apparecchiare le tavole per il pranzo, ma anche fare esperienze sensoriali. E' l'inizio di un nuovo percorso. La Casa dei Bambini attirerà educatori da tutto il mondo interessati alla scoperta di capacità infantili dai 2 ai 6 anni, fino ad allora ignorate.
Nel giro di pochi anni, Montessori lascia la professione di medico e comincia il lavoro di formazione degli adulti: perché i bambini mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia ai piccoli e di preparare un ambiente non di lusso, ma ricco di oggetti significativi, rispondenti alle età e alle abilità progressive dei bambini.
La nuova proposta educativa comincia a diffondersi a Roma, a Milano in scuole dei quartieri operai ma anche nelle case borghesi, e così all'estero: Olanda, Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, Spagna, Russia, negli Stati Uniti dopo il 1915, più tardi in Sud America e in Asia. Ovunque, questa modalità educativa, che rinunzia ad esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura spazi di libertà accuratamente organizzati, produce gli stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si svegliano, rivelano comportamenti sociali inaspettati.
Una donna e una madre
Non tutti sanno che Maria Montessori abbracciò con entusiasmo anche la causa femminista che stava nascendo sulla fine del XIX secolo, scagliandosi contro la sentenza che la donna fosse biologicamente, cioè totalmente, inferiore all’uomo. Stava per finire l'epoca in cui le signore della borghesia camminavano in abiti lunghi e grandi cappelli piumati, si lottava per la conquista dell'indipendenza economica delle donne e per l'esperienza e la coscienza conquistate nelle lotte sociali. Maria Montessori, nel 1899, col Congresso di Londra, divenne rappresentante delle donne Italiane.
Fedele alle sue idee sul lavoro, lo fu anche nella vita. Maria non si sposò e nascose al mondo il figlio avuto dal suo amato compagno e collega Giuseppe Montesano. Proprio quel figlio, Mario Montessori, col tempo è diventato il suo principale ed originale collaboratore.
Non tutti sanno che Maria Montessori abbracciò con entusiasmo anche la causa femminista che stava nascendo sulla fine del XIX secolo, scagliandosi contro la sentenza che la donna fosse biologicamente, cioè totalmente, inferiore all’uomo. Stava per finire l'epoca in cui le signore della borghesia camminavano in abiti lunghi e grandi cappelli piumati, si lottava per la conquista dell'indipendenza economica delle donne e per l'esperienza e la coscienza conquistate nelle lotte sociali. Maria Montessori, nel 1899, col Congresso di Londra, divenne rappresentante delle donne Italiane.
Fedele alle sue idee sul lavoro, lo fu anche nella vita. Maria non si sposò e nascose al mondo il figlio avuto dal suo amato compagno e collega Giuseppe Montesano. Proprio quel figlio, Mario Montessori, col tempo è diventato il suo principale ed originale collaboratore.
Una promotrice di pace
Ripercorrendo in poche righe la vita di Maria Montessori si vede chiaramente come il suo impegno costante era attento alle necessità di una società nella quale, in seguito al progresso economico e tecnologico e ai cambiamenti avvenuti nell’organizzazione sociale e familiare, erano evidenti le condizioni di pauperismo, abbandono di minori, malnutrizione, con la conseguente compromissione dello sviluppo individuale; situazioni di disagio sociale a cui si accompagnava la perdita di senso morale. In queste condizioni, la figura di Maria Montessori, come scrive in L’autoeducazione nelle scuole elementari, è di “ambasciatore di un rinnovamento etico e sul fondamento dello studio naturalistico dell’uomo assume spesso il ruolo del riformatore sociale.” Non c’è da stupirsi allora che per questo suo forte impegno, che sfociò in conferenze sul tema della pace in tutto il mondo, nel 1949 e poi ancora nel 1950 verrà candidata al Premio Nobel per la Pace. Due anni dopo, il 6 maggio 1952, Montessori muore in Olanda. Avendo espresso il desiderio di essere seppellita
nel luogo dove sarebbe morta, giace, così, nel cimitero di Noordwijk, sulle dune, guardando il mare. La sua lapide dice: "io prego i cari bambini che possono tutto di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo".
Marjan Schwegman, studiosa olandese, nel suo libro su Maria Montessori, ci presenta una storia molto diversa, per certi versi misteriosa, sotto la facciata “pubblica”, che rende pienamente giustizia alla personalità sfaccettata di questa donna. Nel prologo scrive:
“La sua vita e la sua personalità lasciano intravedere molti contrasti: Maria Montessori era, allo stesso tempo, trasparente e oscura, leggera e pesante, era materialista e spirituale, era autoritaria e favoriva il libero sviluppo di ogni individuo, esaltava l'autonomia, mentre aveva bisogno di rapporti simbiotici; si espandeva nel globo terrestre, chiudendosi in un mondo sempre più piccolo; diventava un'eroina che sfidava tutte le convenzioni vigenti e nello stesso tempo vi si adattava. Tutto questo nasce da un “centro”misterioso e inesauribile, in cui non esistono limiti e contrasti, neanche tra materia e spirito. Questo “centro” non si lascia conoscere fissandolo. Ma si esprime soltanto se viene rispettato nel suo carattere sfuggente.”
Maria Montessori ha sofferto molto del limite di essere una personalità troppo spesso ristretta ad un unico e dominante motivo della sua opera, tanto da diventare piuttosto un’etichetta e non quella infaticabile ricercatrice che in più direzioni esplora la conoscenza dell’uomo, potendo oggi presentarsi, invece, come un albero
antico, robusto e ricco, ancora, di tanti e utili frutti. Lo sguardo di Maria Montessori ci ha accompagnato per anni attraverso i piccoli pezzi di carta che erano le nostre mille lire; oggi, che le "mille lire" non ci sono più, vale la pena riflettere su ciò in cui lei credeva.
Ripercorrendo in poche righe la vita di Maria Montessori si vede chiaramente come il suo impegno costante era attento alle necessità di una società nella quale, in seguito al progresso economico e tecnologico e ai cambiamenti avvenuti nell’organizzazione sociale e familiare, erano evidenti le condizioni di pauperismo, abbandono di minori, malnutrizione, con la conseguente compromissione dello sviluppo individuale; situazioni di disagio sociale a cui si accompagnava la perdita di senso morale. In queste condizioni, la figura di Maria Montessori, come scrive in L’autoeducazione nelle scuole elementari, è di “ambasciatore di un rinnovamento etico e sul fondamento dello studio naturalistico dell’uomo assume spesso il ruolo del riformatore sociale.” Non c’è da stupirsi allora che per questo suo forte impegno, che sfociò in conferenze sul tema della pace in tutto il mondo, nel 1949 e poi ancora nel 1950 verrà candidata al Premio Nobel per la Pace. Due anni dopo, il 6 maggio 1952, Montessori muore in Olanda. Avendo espresso il desiderio di essere seppellita
nel luogo dove sarebbe morta, giace, così, nel cimitero di Noordwijk, sulle dune, guardando il mare. La sua lapide dice: "io prego i cari bambini che possono tutto di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo".
Marjan Schwegman, studiosa olandese, nel suo libro su Maria Montessori, ci presenta una storia molto diversa, per certi versi misteriosa, sotto la facciata “pubblica”, che rende pienamente giustizia alla personalità sfaccettata di questa donna. Nel prologo scrive:
“La sua vita e la sua personalità lasciano intravedere molti contrasti: Maria Montessori era, allo stesso tempo, trasparente e oscura, leggera e pesante, era materialista e spirituale, era autoritaria e favoriva il libero sviluppo di ogni individuo, esaltava l'autonomia, mentre aveva bisogno di rapporti simbiotici; si espandeva nel globo terrestre, chiudendosi in un mondo sempre più piccolo; diventava un'eroina che sfidava tutte le convenzioni vigenti e nello stesso tempo vi si adattava. Tutto questo nasce da un “centro”misterioso e inesauribile, in cui non esistono limiti e contrasti, neanche tra materia e spirito. Questo “centro” non si lascia conoscere fissandolo. Ma si esprime soltanto se viene rispettato nel suo carattere sfuggente.”
Maria Montessori ha sofferto molto del limite di essere una personalità troppo spesso ristretta ad un unico e dominante motivo della sua opera, tanto da diventare piuttosto un’etichetta e non quella infaticabile ricercatrice che in più direzioni esplora la conoscenza dell’uomo, potendo oggi presentarsi, invece, come un albero
antico, robusto e ricco, ancora, di tanti e utili frutti. Lo sguardo di Maria Montessori ci ha accompagnato per anni attraverso i piccoli pezzi di carta che erano le nostre mille lire; oggi, che le "mille lire" non ci sono più, vale la pena riflettere su ciò in cui lei credeva.
A cura di Sara Scardino